Massimo Roj

La realtà finora inimmaginabile creata dalle pandemia dell’anno 2020 obbliga a pensare in maniera più organica e complementare gli ambienti dell’abitare, a rimodulare quantità e qualità di spazio, tecnologie, arredi e complementi a disposizione: una frontiera su cui Progetto CMR si muove dall’inizio di questo secolo, con la capacità di Massimo Roj e il suo team di anticipare i tempi.

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Si può definirla una capacità predittiva che si riproduce – a partire da un DNA identitario originale – anche in soluzioni capaci di cogliere in anticipo le nuove problematiche sollevate nel mondo del lavoro e dell’ufficio, come il fortissimo avanzamento di home working e smart working conseguente al grave stato di crisi dovuto alla recente diffusione del Covid-19.

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Cosa succederebbe allo spazio interno se le persone lavorassero assieme solo per il 50% del tempo? E che ne sarebbe dell’idea di città, se le stesse persone non dovessero più recarsi (almeno non quotidianamente) sul posto di lavoro più o meno distante dall’abitazione.

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Qui assume valore fondativo – o ri-fondativo – la competenza dell’ architetto/designer: che deve però misurarsi con un’accelerazione inedita del tempo, perché ciò che poteva essere pensato e programmato come “scenario” a distanza di anni (il “medio termine”), oggi deve essere immaginato e tradotto in realtà nell’arco di mesi, il breve o brevissimo termine.

Nasce così un nuovo genere di necessarie “revolutions per minute”, sfide di cui Roj racconta qui alcuni scenari, in un confronto continuo con la realtà attuale, che contribuisce a rendere il mestiere del progettista tanto rischioso quanto affascinante.


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